Il mio non è un viaggio

 14,00

Michele Forneris, Luca Leoncini
IL MIO NON È UN VIAGGIO
Eravamo due estranei, uno di fronte all’altro,
dentro mondi opposti, come due alieni, eppure ci parlammo.

ISBN 978-88-907163-4-8 | maggio 2012
prezzo € 14,00

COD: 9788890716348 Categoria:

Descrizione

LEGGI L’ANTEPRIMA

Il mio non è un viaggio. Ma è un biglietto open per una vacanza in noi stessi e da noi stessi, in cui non è detto che si ritorni al luogo di partenza. È una valigia piena di frammenti, di ricordi che diventano nostri, di esperienze. È una cartolina affrancata che regala immagini evocative, che offre scorci di amore e amicizia. Panorami di vita brillanti e profondi visti da un treno lento. 

È l’estate del 2004 quando Marco e Andrea si incontrano in chat. Marco ha quasi quarant’anni, Andrea ne ha venti. Andrea è gay, Marco no.
Chiacchierando con Andrea, Marco si rende conto che molte delle cose date per scontate fino a quel momento così scontate non sono. Attorniato da amici variopinti, familiari problematici, colleghi comprensivi e vecchi amori, Marco cerca di far luce dentro di sé in questa fase speciale della sua vita.

Michele Forneris e Luca Leoncini vivono in città diverse e si incontrano ogni tanto per godersi una mostra, cenare insieme, raccontarsi dei rispettivi amori, lamentarsi del lavoro, scambiarsi consigli che si guarderanno bene dal seguire e discutere accanitamente su qualche argomento improbabile.
Grazie a questo libro hanno imparato che scrivere insieme non solo è possibile ma anche molto divertente. E questo non lo avrebbero mai detto.
“Il mio non è un viaggio” è il loro primo romanzo.

Recensioni

  1. Pagina.To

    Salone, incubatore di libri
    Ieri sera il clima del Lingotto Fiere era quello tardo agostano di quando si tolgono i picchetti alle tende, si riempiono gli zaini, si scattano le ultime foto ricordo. Una favola d’estate, un addio che si ripete: con la prima umidità e i bagagli nella via viene la malinconia. Si salutano i nuovi amici. Ci si scambiano i numeri di telefono, dopo essersi scambiati di tutto, favori e oggetti, durante i cinque giorni del Salone: “Hai delle forbici?”; “Mi presti un pennarello?”; “Mi controlli lo stand, ché vado alla presentazione?”. È lo stesso spirito di mutuo soccorso del campeggio, di quando finisce il sale grosso o si è perso il cavatappi. Solo i libri, non mancano. “Gli editori del futuro”, è l’efficace e ottimistica definizione che campeggia nello spazio incontri dell’Incubatore. E gli editori dell’incubatore sono giovani, sono entusiasti e titubanti, sono disponibili e collaborativi, sono fantasiosi e concreti, nell’allestire i quattro metri quadrati dello stand. Pratici, efficaci e low cost, ché questa non è la fiera delle vanita. È la fiera del libro. L’Incubatore è un progetto speciale attraverso il quale il Salone Internazionale del Libro di Torino si propone di accompagnare le case editrici slegate dai grandi gruppi editoriali, aperte da meno due anni, alla loro prima esperienza fieristica. Quest’anno, hanno aderito all’iniziativa ventitré editori, tra cui la neonata torinese “Edizioni Compagine”, di Emma Cavigliasso e Andrea Gualano.

    Con la presentazione del nuovo romanzo “Il mio non è un viaggio”, già disponibile on line al sito http://www.edizionicompagine.com e presto nelle migliori librerie, “Compagine” si è distinta per l’attinenza al tema di questo Salone, la primavera digitale. Tuttavia, la comunicazione e il contatto sociale sul web è solo lo sfondo di questo corposo romanzo, che è storia d’amore, d’amicizia, di contrasti, che tocca temi propri del Romanticismo, e lo fa procedendo per antitesi e contrapposizioni. Ma soprattutto, e non per banalizzare, a detta della critica è un libro, semplicemente bello. Bello per il tocco lieve e graffiante delle penne e per la prosa lirica e ironica. Nel corso della presentazione, avvenuta domenica e moderata da Elisabetta Graziani de “La Stampa”, il folto pubblico ha avuto modo di conoscere gli autori: Michele Forneris e Luca Leoncini, un avvocato e uno storico dell’arte. “Siamo al nostro esordio letterario, il romanzo è rimasto chiuso in un cassetto per tanti anni. L’idea di pubblicarlo ci ha sempre sfiorato, ma gli impegni professionali quotidiani hanno sempre prevalso. Oggi, però, possiamo dire di essere soddisfatti. E non escludiamo di rimetterci a scrivere, di nuovo in coppia: è stata un’esperienza nuova ed esaltante, e speriamo davvero che il libro possa piacere, almeno quanto a noi è piaciuto scriverlo”.
    http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=10978

  2. Sara Bauducco / gli Amanti dei Libri

    Recensione di Sara Bauducco.

    Tutto parte da un casuale incontro in chat tra il quarantenne Marco e Andrea, ventenne e gay alla ricerca di serenità. I fatti e la vita dei personaggi rivivono attraverso il racconto stesso e gli spezzoni di ricordi che riaffiorano e contribuiscono a definire il quadro di due percorsi differenti ma per certi versi affini. Le domande che Andrea fa a Marco aiutano questi a riprendere in mano cose ormai messe da parte. Spinti dalla curiosità e da un’innata e talvolta contraddittoria voglia di autoaffermazione, i due spesso si trovano a sfondare le barriere del proprio io che li ingabbiano all’interno dei rispettivi contesti sociali. “Mi faceva uno strano effetto ricevere messaggi da uno sconosciuto: parole dallo spazio ignoto, da una voce mai ascoltata, da luoghi mai visti. Eppure parole vere, intime, calde, forti, piene di promesse” (pag. 11).

    Il titolo trae spunto dalla prima frase che Andrea (Raaul84 su chat) scrive a Marco: “Il mio non è un viaggio. Io mi sposto e mi muovo perché non so stare fermo” (pag. 7). Andrea parla delle proprie paure e dei rapporti problematici con la famiglia, del sesso con altri ragazzi e di speranze che sembrano illuse ancor prima di spiccare il volo. Marco parla delle sue amicizie (alcune di lunga data come quella con Max, anche lui gay), del lavoro e di rimpatriate finendo spesso a riecheggiare ciò che lui aveva vissuto da giovane. Temi forti su cui dibattono e si raccontano in modo schietto (Marco sempre riconoscibile per una maggior pacatezza e maturità nell’esposizione) sono gli amori concilianti e gli amori non corrisposti, gli amori superficiali e gli amori traditori. Ma non solo, perché Marco e Andrea si confrontano anche sulle esperienze e sulle attese professionali, sul valore dell’amicizia e sul significato dell’attaccamento a qualcuno.

    L’architettura del libro è particolare, mescola differenti forme narrative: si alternano curiosi botta e risposta via chat (la moderna corrispondenza epistolare) a un flusso di pensieri più omogeneo per bocca di Marco e, ancora, a lunghi monologhi che all’inizio appartengono di più ad Andrea. Tutto ciò, se da una parte contribuisce a dare brio al racconto e a incastonare tasselli di passato e di pensiero laddove altrimenti risulterebbe difficile, dall’altra rischia di minare l’attenzione del lettore che può sentirsi in bilico tra poli opposti. Il gioco tra le due voci comunque riesce bene: merito dei due autori che realmente si sono incontrati su internet.

    http://www.gliamantideilibri.it/il-mio-non-e-un-viaggio-m-forneris-l-leoncini/

  3. Scribacchini per passione

    Intervista a Luca Leoncini e Michele Forneris

    Ciao Luca, parlaci un po’ di te e della tua passione per la scrittura.
    Sono romano, storico dell’arte, ho vissuto 5 anni a Londra da ragazzo dove ho finito gli studi. Mi è rimasto un grande affetto e simpatia per quel paese che ho fatto entrare, credo, anche nelle pagine de “Il mio non è un viaggio”. Scrivo per lavoro, saggi accademici con le loro regole e disciplina e poi leggo, mi piace la lingua, le parole, le storie, i personaggi.

    Chi ha avuto l’idea per “Il mio non è un viaggio”?
    Il primo impulso forse è venuto da me, ma poi l’idea del libro, la sua struttura, la storia e l’intreccio è frutto di un continuo, allegro, emozionante scambio tra me e Michele.

    Com’è stato e quali sono le difficoltà di scrivere in due?
    Nessuna difficoltà, si ha il vantaggio di un immediato reality check, l’altro è il tuo primo lettore, la sua approvazione o le sue critiche sono un’immediata esortazione, agiscono da stimolo, confronto, divertente e creativo. Aiuta a smascherare subito tic linguistici, retorica, sciatterie, pigrizie. Spinge a non affezionarsi a modi, stili, vanità.

    Qual è il significato del titolo?
    E’ una delle prime frasi di uno dei due protagonisti che bene lo definisce e nello stesso tempo allude al viaggio dell’esistenza, ignorato, avversato dall’uno, osservato con sorpresa e qualche conto in sospeso dall’altro, che lo racconta al lettore.

    Qual è stata la difficoltà più grossa che hai incontrato nello scrivere questo libro?
    Nessuna difficoltà. E’ stato sempre un piacere, una delle cose belle della vita, come innamorarsi.

    Il libro è stato presentato al Salone del Libro di Torino, raccontaci questa bella esperienza
    Ci siamo bene organizzati. Andrea Gualano ha letto benissimo un brano attirando una gran folla, Michele ha stemperato l’atmosfera col suo tono sornione, Elisabetta ha fatto tante domande azzeccate e pertinenti da una che non solo aveva letto il libro ma che ne aveva colto tutti gli aspetti più importanti, io ho fatto del mio meglio per non rovinare la bella performance degli altri.

    Compagine è una casa editrice free, cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?
    Mi fanno un po’ tristezza. Abbiamo aspettato otto anni per pubblicare il libro. C’è capitato di tutto – da scriverci un altro romanzo – e poi abbiamo fatto l’incontro ideale.

    Quali sono i tuoi progetti futuri?
    Mi hanno proposto due o tre film, sto valutando bene i copioni, a quest’età è facile deludere i fans con una parte sbagliata…

    Ciao Michele, parlaci un po’ di te e della tua passione per la scrittura
    Faccio l’avvocato a Torino, per cui scrivo soprattutto per lavoro. L’idea di usare la scrittura per raccontare storie, per intrattenere invece che solo per convincere mi ha sempre attirato molto.

    Chi ha avuto l’idea per “Il mio non è un viaggio”?
    I racconti sono nati un po’ per caso, dalla nostra conoscenza “internettiana”. Un bel giorno Luca mi ha detto “ma perché non ne facciamo un libro?” e così abbiamo cominciato a ripensare tutto quello che avevamo già scritto.

    Com’è stato e quali sono le difficoltà di scrivere in due?
    Nessuna in realtà, è stato piacevole e stimolante. Abbiamo un modo di scrivere molto diverso, e direi sostanzialmente complementare.

    Qual è il significato del titolo?
    Era l’incipit del libro, in una delle prime stesure, poi ci siamo affezionati e ci è sembrato interessante sul contenuto del libro, pieno di rimandi.

    Qual è stata la difficoltà più grossa che hai incontrato nello scrivere questo libro?
    Abbiamo discusso molto sul finale, è stato uno scoglio impegnativo, ma non la definirei una difficoltà

    Il libro è stato presentato al Salone del Libro di Torino, raccontaci questa bella esperienza
    Emozionante: la prima presentazione, le prime letture pubbliche del libro. Però mi sono trovato un’atmosfera molto protettiva, Elisabetta Graziani, che ci ha intervistati, e Andrea Gualano, che ci ha presentati come editore, ci hanno messo a nostro agio, e alla fine mi sono divertito. È bello vedere il pubblico gremito con molte persone in piedi ad ascoltare le storie del nostro libro. E i parenti erano pochissimi …

    La Compagine è una casa editrice free, cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?
    Beh, insomma, se qualcuno ha voglia di pagare per pubblicare qualcosa di suo, io non mi sento di biasimarlo. Però l’editoria è un’altra cosa, e me ne sono accorto nel rapporto con Emma ed Andrea di Compagine. Edizioni Compagine sceglie di pubblicare i testi in cui crede, e lo fa con la massima passione, con attenzione e con cura. Il lavoro che hanno fatto e che ci hanno fatto fare sul testo è stato molto utile, sia per libro che per noi. È stata una fortuna lavorare con loro.

    Quali sono i tuoi progetti futuri?
    Vorrei tanto andare a pranzo, ma sono bloccato in ufficio!

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